È notte fonda. Calata da tempo come un sipario nero che avvolge lento le scene di una giornata convulsa tra corsie d’ospedale chiacchiere di corsia corse su strade sturate di traffico lento e pensieri lattiginosi di camici sbruffati di candore sbrigato nella scommessa di un posto migliore.

Davanti la fredda luce del monitor del computer.

Scrivo al geniaccio dell’ortopedia.

 

Caro Giorgio,

ti invio il curriculum vitae di tale dott. “Nome e Cognome” (è giovane, ha un anno meno di me). L’ho pescato nella rete, pubblicato in internet.

Come dicevo al telefono, mia nonna è lucida nonostante l’età. È vigile e presente a se stessa. Fino a ieri camminava.

Come sai lei vive con me, da anni. Me ne occupo con piacere, oltre a preoccuparmi anche d’altro. Averla ancora per qualche tempo è il mio obiettivo, la mia speranza.

Ora, puoi immaginarlo, i modi, le accortezze e la comunicazione usati negli ospedali pubblici sono quello che sono.

Il paziente è la parte debole. Sempre. Anche per chiedere una banale informazione si hanno remore, dubbi, timori, ripensamenti. Si subiscono atteggiamenti affettati di individui occupati a compilare carte.

In tutto questo credo d’aver capito da me che non sarà possibile agire con un intervento chirurgico d’urgenza. È una deduzione. Questo perché mia nonna ha assunto la consueta cardioaspirina, oramai ieri l’altro e che, tu m’insegni, se da un lato favorisce la circolazione sanguigna, dall’altro fluidifica troppo il sangue e questo può essere un problema in sala operatoria. Il protocollo dei medici impiegati non consente di correre rischi. Vale il principio di cautela.

Mi chiedo quale sia il limite utile dell’attesa, il “punto di non ritorno”. Ogni giorno che passa sul letto prima dell’intervento indebolisce mia nonna nel corpo e nello spirito.

In cuor mio vorrei essere certo di non dovermi rimproverare nulla. Non vorrei mai avere rimorsi, pensare che “se avessi fatto questo o quello” le cose sarebbero potute andare diversamente. No.

Due parole scambiate in fretta su un pianerottolo antistante una corsia d’ospedale, con una caposala che ti deve delle risposte tra infermieri che vanno e vengono chiedendo il più e il meno, non fuga i dubbi. Non ho il cuore in pace. Quel cuore è in ansia per le sorti di una congiunta. Le spiegazioni affrettate, si sa, sono il modo di fare di quanti che sono avvezzi al dolore altrui.

È curioso invece il fatto che questi professionisti della medicina siano prodighi d’informazioni e meglio disposti tra colleghi. Capisco poco la ritrosia che adottano con gli utenti. Non la condivido. I pazienti e i loro familiari dovrebbero essere gli interlocutori privilegiati. Ma capisco che sia la norma.

Tu non sei così. Questo fa la differenza tra fiducia e stima. Con una parola giusta, anche nella peggiore delle ipotesi, avrei il cuore sereno.

Sono certo che con te il dott. Nome e Cognome sarà più prodigo di spiegazioni. Ti dirà quali siano i loro intendimenti (come ti dicevo non è il primario, ma si occupa del reparto).

Ovviamente non mi volevano dare neanche un appuntamento, né un contatto, o un orario in cui trovarlo per parlare, o un numero di telefono. Una nebulosa insomma. Salvo poi trovare su internet il suo curriculum per intero, con tutti i riferimenti possibili. Paradossi italiani.

Sono certo che delle risposte le avrebbe potute procurare anche mio zio. È il dottore di cui ti ho parlato e che lavora nello stesso ospedale, ma non voglio metterlo in difficoltà. Credo di aver diritto a una spiegazione direttamente dalla fonte, a una spiegazione esauriente e comprensibile, non un discorso tecnico e approssimativo.

Al momento mia nonna è nel reparto di ginecologia.

È caduta ieri sera.

Domani il dott. Nome e Cognome sarà nuovamente di turno.

Ecco il telefono personale del dottorino Nome e Cognome: 333 33 33 333.

Centralino dell’ospedale, telefono 0123456789.

 

Ti manderò un sms con le stesse informazioni, per esser certo che tu le riceva in tempo utile.

Un caro saluto.

Ciao Giorgio, e grazie.

“Il sorriso di Emilia”, di Federico Caramadre Ronconi; Hermes Edizioni
www.ilsorrisodiemilia.it

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