Si può vivere senza allegria?

Un olio su tela di Sir John Everett Millais, Ophelia, conservato oggi alla Tate Britain di Londra e dipinto intorno al 1851, risponde meglio di ogni altro ragionamento possibile a questa domanda. Per chi sa leggere la pittura come fosse un racconto.

Colori vivaci, acque fresche e trasparenti. Tutt’intorno una natura incontaminata e preziosa, così ricca che sa di meraviglia e stupore, che sa di pace e di bello. Eppure Ofelia sta affondando: è lì, al centro della scena, uno splendido vestito indosso cucito di stoffe trasparenti e leggere. I doppi veli della gonna, per metà già intrisi d’acqua, tra poco diventeranno pesanti quanto una zavorra, trascinandola giù, occhi aperti, il volto ancora fuori dal bordo, i seni appena fuori dall’acqua a mostrare i ricami d’oro del corpetto, i palmi delle mani aperti verso l’aria e i polsi già sotto, vene in luce e sangue sott’acqua, per qualche ultimo respiro da rubare al destino, con la bocca leggermente schiusa, dopo aver lasciato scivolare un bouquet di fiori appena recisi, belli quanto tristi, come lei, con le braccia aperte al cielo come ad accettare senza riserve quello che sarà, di lì a poco, il suo destino.

Eccola lì, circondata da una natura ricca e bella quanto triste, come lei, senza allegria.

F.C.R.

“Il sorriso di Emilia”, di Federico Caramadre Ronconi; Hermes Edizioni
www.ilsorrisodiemilia.it

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